Titolo:
Una ragione per restare
Titolo originale: Barely
Breathing (Breathing #2)
Autore:
Rebecca Donovan
Data di uscita: 27 marzo 2014
Editore:
Newton Compton
Prezzo:
9,90 €
Pagine:
320
Trama
Emma sembra essere uscita
vincitrice nella sua lotta contro la violenza in casa. Adesso che tutti sanno
ciò che succede tra quelle quattro mura, il suo aguzzino non può farle più del
male. Ma è ancora tremendamente vivo il ricordo di quella tragica notte. I
lividi possono sbiadirsi, si sa, ma le cicatrici e le paure restano intatte.
Come farà Emma a riprendersi la sua vita mentre riesce a malapena a respirare?
Ho deciso di leggere Una ragione per restare solo per pura
curiosità. Lo ammetto. Volevo sapere cosa sarebbe successo alla protagonista
Emma Thomas dopo il cliffangher finale di Una
ragione per amare. Se avete letto la mia recensione del primo volume de Il nostro segreto universo (se non
l’avete fatto rimediate subito :P QUI la recensione) ricorderete bene quanto
non mi abbia fatto impazzire e quanto abbia trascinato quella lettura sempre
più desiderosa che quella tortura cinese finisse. Okay, non è carino avvelenare
questi libri con la mia acidità, però è più forte di me, questa lettura mi ha
irritato parecchio. Io non voglio assolutamente puntare il dito contro
l’autrice o contro chi ha amato questa trilogia, però per me la scintilla non è
scoccata…certo mi ha suscitato tantissime emozioni, seppur non troppo positive,
comunque le ha scatenate. E questo va riconosciuto.
Il libro riparte qualche settimana dopo la
“terribile notte” in cui Emma è stata aggredita e ha quasi rischiato la morte, ha voluto
dimenticare ciò che le è accaduto e ha costretto il suo fidanzato Evan Mathews
e la sua migliore amica Sara a non raccontarle nulla. Cerca di rimettere insieme i pezzi di una vita ridotta in frantumi e lo
fa andando a vivere dalla sua migliore amica e rinchiudendo il dolore in un angolo
del cuore, facendo l’impossibile affinché esso non le faccia più male. E
fin qui tutto bene. Poi decide però di dare una seconda chance alla madre (che
l’ha abbandonata quando è morto il padre) e con la speranza di recuperare (o
ricostruire direi io) il rapporto con lei, per cui fa le sue valigie e va a
vivere con lei. Dalla padella alla brace, ho pensato per tutto il tempo.
Inutile dire che un rapporto
madre-figlia compromesso nel profondo, in cui a prevalere è l’odio e il
rancore, non si può ricostruire, specialmente se lo sforzo a provarci è unilaterale.
Okay, non è proprio unilaterale perché Rachel, la mamma di Emma, ci può anche
“aver provato” a far funzionare le cose, ma ha fallito miseramente. Ha
probabilmente amato più la bottiglia di sua figlia…e sebbene non sia stata
carnefice come nel caso della zia-mostro Carol del precedente libro, credo
abbia contribuito a far morire Emma giorno dopo giorno. E nel modo più brutto
possibile oserei dire, non provando amore o affetto per la sua unica figlia. Rachel è una donna logorata, che non si è
ripresa dalla morte del padre di Emma e che incolpa fondamentalmente la figlia
per la sua scomparsa. Ho pensato più volte soffrisse di sdoppiamento della
personalità: un attimo era dolce e tranquilla, l’attimo dopo (e qualche drink
di troppo) diventava paranoica, malvagia e del tutto fuori controllo. Ed Emma?
Continuava a nascondere il problema, mostrandosi indifferente al suo problema
con l’alcol e alle sue follie. Sia chiaro: io non voglio assolutamente trattare
la tematica dell’alcolismo o del maltrattamento con leggerezza, ma avrei
preferito che non lo facesse nemmeno l’autrice. Tematiche così profonde e
delicate, vanno esplorate nel profondo, vanno rispettate, e non abusate. Ed è
esattamente quello che penso di questa storia: questa povera Emma ha dovuto
subire prima l’ira della zia e successivamente la pazzia della madre. E mi
dispiace ma mi veniva da pensare: “Cavolo ma non hai imparato nulla dalla
precedente esperienza?”. Da qui l’irritazione per questo libro. Ripeto, lungi
da me soffermarmi sulle tematiche trattate…ma poteva essere gestito tutto in
maniera meno superficiale. Sicuramente la Donovan è molto brava a
dar voce ai sentimenti, percepiamo sempre il dolore di Emma, ma purtroppo è
qualcosa che non riesce a entrarti dentro perché è tutto il resto che non va
(ovviamente è sempre il mio parere!).
Bene dopo essermi tolto
questo sassolino (o macigno fate voi) passiamo alla storia d’amore tra Emma ed
Evan, una storia che è nata in Una
ragione per amare in maniera molto lenta e senza grandi coinvolgimenti e
che in questo libro, se possibile, scorre ancora più lenta tanto che a volte mi
chiedevo “Ma Evan dov’è?”…scompariva dalla “scena”. E dico letteralmente,
sempre in viaggio con la famiglia in qualche località esotica, completamente
all’oscuro degli incubi con cui Emma doveva convivere ogni notte. Insomma se
dovessi dare un giudizio sarebbe sicuramente: NON CLASSIFICABILE. E nonostante
verso la fine la Donovan
cerchi di riscattare l’assenza di Evan con una scena (che per me poteva anche
non esserci perché non ha affatto risollevato le sorti della lettura) che
avrebbe potuto essere bellissima, credo non abbia dato il giusto risalto a
questa storia d’amore.
Ultimo punto sul quale
voglio focalizzare l’attenzione e che mi ha impedito di prendere il libro e scaraventarlo
il più lontano possibile, è stato Jonathan,
il fidanzato toyboy di Rachel. Un ragazzo di 24 anni per il quale Rachel ha
davvero perso la testa (e quando dico perso la testa, sappiate che intendo che
davvero ha perso la testa più volte). Lui
ha avuto un ruolo fondamentale nella vita di Emma, è la persona che più di
chiunque altro ha capito cosa provava, è riuscito a creare un legame tra loro
forse dovuto anche a ciò che lui stesso ha vissuto. Ho visto tra Emma e
Jonathan un rapporto genuino, l’unico che ha lasciato qualcosa in me. Diciamo
che alla fine anche Jonathan prende un po’ una scivolata, ma sapete che vi
dico? Che non me ne importa nulla! Mi ha emozionato più lui e la sua storia che
tutto il resto. E per me Una ragione per
restare si può ricondurre esclusivamente a lui.
Detto questo, dopo aver seminato veleno qui e là, posso chiudere e andare a leggere qualcosa che mi prenda il cuore e ci giochi flipper…perché purtroppo questo libro non ci è riuscito affatto. Chiedo scusa a chi ha apprezzato questa trilogia, però io ho provato a dargli un’altra possibilità e…non è andata bene!
Detto questo, dopo aver seminato veleno qui e là, posso chiudere e andare a leggere qualcosa che mi prenda il cuore e ci giochi flipper…perché purtroppo questo libro non ci è riuscito affatto. Chiedo scusa a chi ha apprezzato questa trilogia, però io ho provato a dargli un’altra possibilità e…non è andata bene!
Alla prossima, vostra
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