Titolo:
Una ragione per amare
Titolo originale: Reason To
Breathe (Breathing #1)
Autore:
Rebecca Donovan
Data di uscita: 6 febbraio 2014
Editore:
Newton Compton
Prezzo:
9,90 €
Pagine:
448
Trama
Emma Thomas è una studentessa modello e un’atleta
prodigio. Ma è una ragazza taciturna e solitaria: non frequenta nessuno tranne
la sua amica Sara, non va alle feste, non esce e non ha un fidanzato. E si
copre bene per nascondere i lividi, per paura che qualcuno possa indovinare
quello che succede tra le pareti domestiche. Mentre gli altri ragazzi della sua
età si divertono spensieratamente, Emma conta in segreto i giorni che mancano
al diploma, quando finalmente sarà libera di andare via di casa. Ma ecco che
all’improvviso, senza averlo cercato o atteso, Emma incontra l’amore. Un amore
intenso e travolgente che entra prepotentemente nella sua vita. E adesso
nascondere il suo segreto non sarà più così facile.
Quando ho comprato questo
libro avevo delle aspettative davvero molto alte…aspettative che purtroppo sono
state disattese. Non che mi aspettassi il libro dell’anno sia chiaro, però
nemmeno una lettura tanto frettolosa e a tratti superficiale: lo ammetto…ho
impiegato tre giorni a leggerlo solo perché non vedevo l’ora di finirlo! Ma
andiamo con ordine.
Emma Thomas, 16 anni, ragazza “prodigio”: prima della classe con voti altissimi, eccellente
atleta, direttrice del giornale della scuola, partecipe a tutte -ma proprio
tutte- le attività extrascolastiche; bella
ma inconsapevole di esserlo, una ragazza che potrebbe avere il mondo ai suoi
piedi ma decide che è molto meglio passare inosservata piuttosto che sotto i
riflettori, decide che è meglio avere una sola amica fidata che un gruppo di
persone davanti alle quali fingere che la sua vita sia perfetta, una ragazza
che all’amore non ci ha nemmeno lontanamente pensato.
Unico obiettivo è
quello di mantenere la sua vita sociale a livello zero e aumentare, se
possibile, i propri voti ed attività così da poter ottenere una borsa di studio
e finalmente andarsene da casa. Già…andarsene da casa…ma è davvero possibile
chiamare “casa” il contesto in cui vive? Mi vedrei bene dal crederlo. Dopo aver
perso il padre e con una madre alcolizzata, Emma va a “vivere” a casa degli zii
– o a sopravvivere, fate un po’ voi-. Si ritrova con uno zio sempre assente,
due cuginetti che adora, e una zia…beh…una zia. Diciamo che non vi svelo niente
se affermo che la cara zia non è molto contenta della presenza della nipote e
non le importa niente di dimostrare il contrario, per cui quello che Emma vive in casa sua, è un vero incubo. Okay, so che
starete pensando che la storia promette bene, l’ho pensato anche io quando l’ho
acquistato…ma queste premesse a mio parere non sono state sfruttate bene.
Intendiamoci, non è un brutto libro di quelli che proprio non c0nsiglierei a
nessuno, semplicemente è un libro che si trascina, forza gli eventi e le parti
che a mio parere andrebbero davvero approfondite e che potrebbero regalare
emozioni…beh non sono pervenute. Tutte noi quando leggiamo un libro, ci
sentiamo partecipi in diversa misura dei drammi che esso narra, e ancor di più
se i personaggi sono ben descritti ci coinvolgono e ti affezioni talmente in
fretta da sentire il desiderio che esistano davvero. Con Una ragione per amare ahimè non è successo. E anche la speranza di
trovare un minimo di coinvolgimento nei confronti del protagonista maschile…no,
nemmeno quello è avvenuto. Evan Mathews è un ragazzo che si è trasferito nella scuola frequentata da Emma e all’inizio le darà del filo da torcere ma lentamente la coinvolgerà al punto che nemmeno le sue riserve su una loro possibile relazione potranno nulla. Con Evan non ci troviamo di fronte al bad boy allo stato puro, nemmeno davanti a quello dal cuore d’oro…ci troviamo di fronte ad un bravo ragazzo, anche lui ottimo studente e atleta, molto ricco ma costretto a spostarsi di continuo con la sua famiglia. Bene, non so spiegarvi se è stato il fatto che fosse “troppo perfetto” a non coinvolgermi, o se fosse colpa dei suoi piedi enormi che mi ha offuscato l’immagine che avrei potuto farmi (dico davvero eh…lui odia i suoi piedi perché calza il 48. E io, sin da piccola, ODIO I PIEDI) o magari è colpa della scrittrice che non mi ha dato qualche elemento in più o, ancora meglio, qualche emozione in più per affezionarmi a lui. Senza contare che nel momento in cui Emma si rende conto di essersi “innamorata”, fa di tutto per allontanarlo e ci riesce talmente bene che Evan decide di tornarsene a New York. E da quel momento di lui non sappiamo più un accidenti per qualche capitolo, capitolo che viene “impegnato” con un personaggio inutile, scusate ma è ciò che davvero penso di Drew Carsons, che diventa il “fidanzato ufficiale” di Emma (ma se è difficile per te stare con Evan, cara Emma, mi dici perché diavolo può essere diverso con Drew? La coerenza dove sta?). Diciamo che poi Evan torna e l’equilibrio si ristabilisce, ma ho davvero trovato molte parti alquanto noiose…anziché descrivere le case, gli ambienti e le stanze in maniera così dettagliata, non si poteva lasciare più spazio alla caratterizzazione dei personaggi? O ancora meglio…non si poteva dare più spazio, in maniera più profonda, a ciò che accadeva dentro le mura di casa di Emma?! Alcune scene mi hanno irritato quanto non potete capire, le scene più crude, se così possiamo definirle, venivano descritte senza un minimo di trasporto o emozione e a mio parere alcuni temi tanto delicati non possono essere descritti come si farebbe con un cesto di frutta. Diciamo che il finale cliffhanger ha risollevato un po’ le sorti del libro, nel senso che sicuramente leggerò il secondo perché sono curiosa di sapere cosa succede, e forse anche con un po’ di speranza che lo stile della scrittrice sia un po’ più maturo di quello utilizzato in questo primo capitolo. Ma vi dico in tutta sincerità che se non avesse avuto un finale così imprevedibile, probabilmente avrei davvero accantonato la trilogia senza battere ciglio.
Un abbraccio, vostra
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