lunedì 11 novembre 2013

Abbiamo letto “Io non sono Mara Dyer” di Michelle Hodkin. O forse no

Buon inizio settimana a tutti carissimi lettori, quest’oggi vi voglio parlare di un libro che mi ha lasciato col cuore in gola e che non ha per niente deluso le mie aspettative…(rullo di tamburi) ecco a voi la mia recensione del secondo libro di Michelle Hodkin “Io non sono Mara Dyer”.

Titolo: Io non sono Mara Dyer

Titolo originale: The evolution of Mara Dyer #2 

Autore: Michelle Hodkin

Data di uscita: 3 settembre 2013

Editore: Mondadori

Prezzo: 17,00 €

Pagine: 461


Trama
Mara Dyer sa di aver commesso un omicidio. Jude voleva farle del male, e lei si è difesa, grazie al terribile potere che le permette di uccidere con la forza del pensiero. Ma ora Jude è tornato, e nessuno le crede anche se giura di averlo visto con i suoi occhi. Quel ragazzo dovrebbe essere morto, e Mara rischia di finire i suoi giorni nell'ospedale psichiatrico in cui è tenuta in osservazione con una diagnosi di probabile schizofrenia. L'unica possibilità di salvezza è assecondare i medici e fingere di avere avuto un'allucinazione. Così la sera è libera di tornare a casa e vedere Noah, l'unico che ancora crede in lei e cerca di aiutarla a fare luce sui misteri che circondano la sua vita, proteggendola da Jude. Ma i fatti inquietanti si moltiplicano, e Mara rischia di impazzire sul serio: qualcuno entra in camera sua la notte e la fotografa mentre dorme, e un giorno le fa trovare una bambola appartenuta alla nonna, che soffriva dei suoi stessi disturbi. Mara, esasperata, cerca di bruciarla, ma nel fuoco rinviene un talismano complementare a quello in possesso di Noah...


Lo amerai fino a distruggerlo.
(Io direi: lo amerai fino a distruggerti).

Nome paziente: Cassandra
Età: indefinita
La paziente ammette di aver pensato, oggi come nel passato, di aver avuto allucinazioni uditorie e visive. La paziente riporta anche episodi di grave insonnia e mostra un costante atteggiamento di aggressività nei confronti di coloro che osino anche solo avvicinarsi al suo libro “Io non sono Mara Dyer” (che ritiene essere scritto su di lei).
NOTA FONDAMENTALE: è convinta di chiamarsi Mara Dyer, di essere perseguitata da un tale Jude e di amare alla follia Noah Shaw.
Okay, questa cosa la dovevo fare giusto per farvi capire quanto, dopo aver terminato la lettura di “Io non sono Mara Dyer”, il mio cervello non abbia retto ai colpi di scena, alla tensione costante e alla mente malefica di Michelle Hodkin.  
E così dopo aver creduto di essere diventata pazza con il primo libro “Chi è Mara Dyer”, ora ne ho l’assoluta certezza. Ho passato la notte a rigirarmi nel letto, a vedere ombre che probabilmente non erano reali, a sentire voci che rimbombavano nella mia testa (o forse no?!).
Blatero.
Farnetico.
Divago.
Altri postumi della lettura ma ve lo prometto, cercherò di recuperare l’ultimo barlume di lucidità che mi è rimasto e vi parlerò (finalmente) del libro.
Questo secondo capitolo si apre esattamente laddove era terminato il primo, e a ben guardare si ha l’impressione di aver cliccato su di un tasto virtuale “rewind” e di essere tornati indietro, perché ritroviamo Mara nuovamente in un letto di ospedale. Nuovamente in stato confusionale. Nuovamente sola perché nessuno crede in quello che ha visto, ovvero che il suo ex ragazzo Jude non fa parte di un’allucinazione dovuta ad un disturbo post traumatico da stress, ma bensì è reale. Nessuno crede che lei l’abbia davvero visto, perché per tutti lo ritengono morto in quel tragico crollo. Nessuno le crede tranne Noah Shaw, il suo attuale (meraviglioso) ragazzo col quale condivide un segreto che li rende molto simili seppure nella loro diversità. Mara sarà costretta a dimostrare che il suo precario equilibrio mentale sia in realtà temporaneo, mentirà affinché questo avvenga e accetterà di frequentare un Centro psichiatrico diurno. Purtroppo però i problemi per lei non sono finiti qui e frequentare quel centro non l’aiuterà a superare i demoni del passato, ma la farà sprofondare (per quanto ciò possa ancora essere possibile) nel profondo degli abissi della sua mente.
Incubi, visioni, vuoti di memoria, biglietti che compaiono dal nulla, scatti che la ritraggono mentre dorme, gatti morti davanti casa sua, stormi di uccelli che si abbattono su auto facendosi beffe di Hitchcock e dei vari film horror…e a fare da contorno a tutto questo una inquietante bambola che era appartenuta a sua nonna. Questo libro vede il perfetto amalgamarsi di mistero, adrenalina e un finale in cui la tensione raggiunge livelli indescrivibili. E tanto per scrivere giusto due righe sul finale: NO! MI RIFIUTO CATEGORICAMENTE di accettare o anche solo immaginare di poterlo accettare. PER ME E’NO. (E che finale…MA RIMANE SEMPRE NO)
Voglio confermare l’impressione che avevo avuto della Hodkin, quando avevo affermato di saperci davvero fare e credo che sarebbe capace di far venire le crisi d’identità anche alla persona più sicura di sé: per lei non esistono sfumature, o è tutto bianco o è tutto nero, o qualcosa è profondamente vero o maledettamente falso e ti lascia lì con un enorme punto interrogativo sulla testa! Brava Michelle, seconda standing ovation per te!
A volte capita che leggendo un libro si prendano un po’ le distanze dalla protagonista femminile, perché è troppo melensa, o troppo frignona, o troppo sopra le righe, ma credo che sia impossibile non affezionarsi a Mara: lei è convinta di essere una debole, di essere a pezzi e sull’orlo della pazzia, ma credo sia uno dei personaggi femminili più forti di cui abbia mai letto. E poi come non esserlo con accanto un ragazzo protettivo e sempre presente come Noah al suo fianco? Lo avevo già adorato nel primo libro, ma ora seppure riuscire a capirlo è un’impresa, l’ho amato alla follia in questo secondo. Lui è un punto fermo, forse l’unico, per Mara, un personaggio nella cui mente è davvero difficile entrare ed è forse questo a renderlo tanto affascinante. 
Mi resi conto che probabilmente avevo l'aspetto di una pazza, mentre Noah, lì inginocchiato in fondo al letto, sembrava un principe arrogante. Come se il mondo fosse suo e gli bastasse allungare una mano per prenderselo
- Sei talmente calmo - Sbottai a voce alta. - E' come se tu non ne avessi bisogno.- Non dissi: "Non avessi bisogno di me". Ma da quel suo sorriso da canaglia intuii che aveva capito benissimo cosa intendevo. Allora Noah venne in avanti, verso di me, accando a me, i muscoli delle braccia tesi per il movimento. - Ho l'impressione che tu non abbia ben compreso che tutto quello che voglio nella vita è prenderti e farti gridare il mio nome.

Vorrei parlarvi molto di più di quanto ho letto, condividere pensieri e ipotesi, ma mi rendo conto che non posso farlo, non vi voglio spoilerare per niente al mondo perché DOVETE e dico DOVETE leggerlo...poi una volta che l’avrete letto e non capirete più la differenza tra cosa è reale e cosa no, avrete difficoltà a capire chi siete e se quello che vi accade in realtà sta accadendo oppure no…non ditemi che non vi avevo avvisato!

Un abbraccio dalla
vostra Cassandra. O forse no. Come sempre.

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