mercoledì 9 aprile 2014

Abbiamo letto “Una ragione per restare” di Rebecca Donovan

Buonasera amici carissimi! Oggi vi parlo del secondo libro de Il nostro segreto universo, ovvero Una ragione per restare di Rebecca Donovan.


Titolo: Una ragione per restare

Titolo originale: Barely Breathing (Breathing #2)

Autore: Rebecca Donovan

Data di uscita: 27 marzo 2014

Editore: Newton Compton

Prezzo: 9,90 €

Pagine: 320


Trama

Emma sembra essere uscita vincitrice nella sua lotta contro la violenza in casa. Adesso che tutti sanno ciò che succede tra quelle quattro mura, il suo aguzzino non può farle più del male. Ma è ancora tremendamente vivo il ricordo di quella tragica notte. I lividi possono sbiadirsi, si sa, ma le cicatrici e le paure restano intatte. Come farà Emma a riprendersi la sua vita mentre riesce a malapena a respirare?


Ho deciso di leggere Una ragione per restare solo per pura curiosità. Lo ammetto. Volevo sapere cosa sarebbe successo alla protagonista Emma Thomas dopo il cliffangher finale di Una ragione per amare. Se avete letto la mia recensione del primo volume de Il nostro segreto universo (se non l’avete fatto rimediate subito :P QUI la recensione) ricorderete bene quanto non mi abbia fatto impazzire e quanto abbia trascinato quella lettura sempre più desiderosa che quella tortura cinese finisse. Okay, non è carino avvelenare questi libri con la mia acidità, però è più forte di me, questa lettura mi ha irritato parecchio. Io non voglio assolutamente puntare il dito contro l’autrice o contro chi ha amato questa trilogia, però per me la scintilla non è scoccata…certo mi ha suscitato tantissime emozioni, seppur non troppo positive, comunque le ha scatenate. E questo va riconosciuto.
Il libro riparte qualche settimana dopo la “terribile notte” in cui Emma è stata aggredita e ha quasi rischiato la morte,  ha voluto dimenticare ciò che le è accaduto e ha costretto il suo fidanzato Evan Mathews e la sua migliore amica Sara a non raccontarle nulla. Cerca di rimettere insieme i pezzi di una vita ridotta in frantumi e lo fa andando a vivere dalla sua migliore amica e rinchiudendo il dolore in un angolo del cuore, facendo l’impossibile affinché esso non le faccia più male. E fin qui tutto bene. Poi decide però di dare una seconda chance alla madre (che l’ha abbandonata quando è morto il padre) e con la speranza di recuperare (o ricostruire direi io) il rapporto con lei, per cui fa le sue valigie e va a vivere con lei. Dalla padella alla brace, ho pensato per tutto il tempo. Inutile dire che un rapporto madre-figlia compromesso nel profondo, in cui a prevalere è l’odio e il rancore, non si può ricostruire, specialmente se lo sforzo a provarci è unilaterale. Okay, non è proprio unilaterale perché Rachel, la mamma di Emma, ci può anche “aver provato” a far funzionare le cose, ma ha fallito miseramente. Ha probabilmente amato più la bottiglia di sua figlia…e sebbene non sia stata carnefice come nel caso della zia-mostro Carol del precedente libro, credo abbia contribuito a far morire Emma giorno dopo giorno. E nel modo più brutto possibile oserei dire, non provando amore o affetto per la sua unica figlia. Rachel è una donna logorata, che non si è ripresa dalla morte del padre di Emma e che incolpa fondamentalmente la figlia per la sua scomparsa. Ho pensato più volte soffrisse di sdoppiamento della personalità: un attimo era dolce e tranquilla, l’attimo dopo (e qualche drink di troppo) diventava paranoica, malvagia e del tutto fuori controllo. Ed Emma? Continuava a nascondere il problema, mostrandosi indifferente al suo problema con l’alcol e alle sue follie. Sia chiaro: io non voglio assolutamente trattare la tematica dell’alcolismo o del maltrattamento con leggerezza, ma avrei preferito che non lo facesse nemmeno l’autrice. Tematiche così profonde e delicate, vanno esplorate nel profondo, vanno rispettate, e non abusate. Ed è esattamente quello che penso di questa storia: questa povera Emma ha dovuto subire prima l’ira della zia e successivamente la pazzia della madre. E mi dispiace ma mi veniva da pensare: “Cavolo ma non hai imparato nulla dalla precedente esperienza?”. Da qui l’irritazione per questo libro. Ripeto, lungi da me soffermarmi sulle tematiche trattate…ma poteva essere gestito tutto in maniera meno superficiale. Sicuramente la Donovan è molto brava a dar voce ai sentimenti, percepiamo sempre il dolore di Emma, ma purtroppo è qualcosa che non riesce a entrarti dentro perché è tutto il resto che non va (ovviamente è sempre il mio parere!).
Bene dopo essermi tolto questo sassolino (o macigno fate voi) passiamo alla storia d’amore tra Emma ed Evan, una storia che è nata in Una ragione per amare in maniera molto lenta e senza grandi coinvolgimenti e che in questo libro, se possibile, scorre ancora più lenta tanto che a volte mi chiedevo “Ma Evan dov’è?”…scompariva dalla “scena”. E dico letteralmente, sempre in viaggio con la famiglia in qualche località esotica, completamente all’oscuro degli incubi con cui Emma doveva convivere ogni notte. Insomma se dovessi dare un giudizio sarebbe sicuramente: NON CLASSIFICABILE. E nonostante verso la fine la Donovan cerchi di riscattare l’assenza di Evan con una scena (che per me poteva anche non esserci perché non ha affatto risollevato le sorti della lettura) che avrebbe potuto essere bellissima, credo non abbia dato il giusto risalto a questa storia d’amore.
Ultimo punto sul quale voglio focalizzare l’attenzione e che mi ha impedito di prendere il libro e scaraventarlo il più lontano possibile, è stato Jonathan, il fidanzato toyboy di Rachel. Un ragazzo di 24 anni per il quale Rachel ha davvero perso la testa (e quando dico perso la testa, sappiate che intendo che davvero ha perso la testa più volte). Lui ha avuto un ruolo fondamentale nella vita di Emma, è la persona che più di chiunque altro ha capito cosa provava, è riuscito a creare un legame tra loro forse dovuto anche a ciò che lui stesso ha vissuto. Ho visto tra Emma e Jonathan un rapporto genuino, l’unico che ha lasciato qualcosa in me. Diciamo che alla fine anche Jonathan prende un po’ una scivolata, ma sapete che vi dico? Che non me ne importa nulla! Mi ha emozionato più lui e la sua storia che tutto il resto. E per me Una ragione per restare si può ricondurre esclusivamente a lui.
Detto questo, dopo aver seminato veleno qui e là, posso chiudere e andare a leggere qualcosa che mi prenda il cuore e ci giochi flipper…perché purtroppo questo libro non ci è riuscito affatto. Chiedo scusa a chi ha apprezzato questa trilogia, però io ho provato a dargli un’altra possibilità e…non è andata bene!

Alla prossima, vostra

Nessun commento:

Posta un commento